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FATTI: COME MORIRE RIMANENDO VIVI

Cultura  | 05 October 2023

Mattia Pascal è messo a conoscenza della sua morte da un necrologio letto su il Foglietto. La seconda sua morte la fa attribuire invece al suicidio di Adriano Meis: lascia il bastone, il cappello e un bigliettino sul parapetto di un ponte, dove accampa per iscritto le confuse ragioni di tale gesto, e via, si libera così di Adriano Meis.

Ma, di là dai casi letterari, dove tutto davvero per finta può succedere, si può morire davvero due volte in una sola vita, e restare ancora in vita?

A quanto pare sì. E a qualcuno è successo di morire e restare vivi sia nell’era ancora analogica (entro il 2000), quella dei giornali solo di carta, che in quella dell’iperdigitalizzazione, vale a dire dei giornali solo elettronici o quasi (dal 2010 e oltre).

Lo scrittore Paolo Nori dice di essere morto almeno due volte nella sua vita – oggi ha sessant’anni – e di essere ancora vivo (dice lui); di queste due presunte morti è che ci racconta in questo suo podcast (Due volte che sono morto, RaiPlaySound), e lo fa con la sua caratterizzante parlata emiliana, padana, nebbiosa, molle (di terra molle) e strascicata, insistentemente allungando la sillabazione, soprattutto la penultima sillaba di ogni parola, allentando le parole insomma in cerca di una maggiore espressività (che in invece rende tutto un po’ fiacco, che alla lunga finisce per stufare anche l’orecchio più paziente).

Paolo Nori dice di essere morto una prima volta nel 1999, quando, una notte, a Basilicanova, in provincia di Parma, la sua Citroën Due Cavalli, con lui dentro, fu speronata da un’auto ripiena di albanesi e la sua automobile prese fuoco, con lui ancora dentro – non sapevo di questa sua disavventura, ma all’epoca lo scrittore emiliano era ancora poco conosciuto: ha guardalo bene oggi, Nori ricorda un poco Niki Lauda (Niki Lauda che è morto certamente, ma non di quell’incidente del ‘76 al Nürburgring), perché anche lui subì ustioni nella parte alta del corpo: la testa soprattutto gli andò a fuoco. Poi Nori dice di essere morto una seconda volta, ancora senza però davvero morire, nel 2013, quando, una sera, uscendo da una pizzeria a Bologna, fu investito da un motorino. E qui era già abbastanza famoso.

Ma perché Paolo Nori, vi starete forse chiedendo, insiste nel dirci di essere morto per ben due volte, pur rimanendo ancora in vita (che da vivo sessantenne ce lo racconta)?

Invero non è Nori che reclama la sua immortalità quanto, invece, denuncia la cattiva informazione del tempo, di ogni tempo verrebbe da dire, che lo diedero per morto molto prima che morisse. Infatti, è ancora vivo e vegeto, e ci porta con la sua voce sulle tracce delle sue due presunte morti per cercare, dopo tutti questi anni, di capire come si può morire senza morire.

Mattia Pascal, che ambiva addirittura a una terza morte, nella simulazione della sua stessa morte desiderava la sparizione dal mondo civile; Paolo Nori, invece, non ha alcuna intenzione di sparire, men che meno da vivo.

MASSIMO RIDOLFI

 

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