Il conflitto arabo-israeliano è uno scontro politico-militare che vede contrapposti lo Stato di Israele da una parte e lo Stato di Palestina e gli Stati arabi circostanti dall'altra. Le origini della controversia risalgono alla nascita del sionismo e del nazionalismo palestinese verso la fine del XIX secolo. Entrambi i popoli rivendicano il diritto a una terra che considerano la loro patria storica. Gli israeliani affermano che Israele è la loro patria, mentre i palestinesi rivendicano il diritto a uno stato indipendente nei territori occupati da Israele dal 1967.
La costruzione di insediamenti israeliani nei territori occupati dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza è una fonte continua di tensione, poiché i palestinesi considerano tali insediamenti come un ostacolo alla creazione di uno stato palestinese. Mentre la città di Gerusalemme è sacra per le tre principali religioni monoteiste – ebraismo, islam e cristianesimo – e rappresenta una questione altamente controversa nel conflitto. Entrambi i popoli rivendicano Gerusalemme come capitale, e la sua divisione e il suo status futuro, sono una fonte di tensione costante.
La questione mediorientale è un fattore destabilizzante all'interno dei rapporti internazionali, ma tutti i tentativi finora fatti tra israeliani e palestinesi per arrivare ad un accordo di pace duraturo, sono falliti. Questo sia per causa degli estremismi religiosi di entrambe le parti, e sia a causa di una incapacità decisionale del blocco occidentale e degli Stati Uniti, nonostante le risoluzioni dell' ONU, mai rispettate.
Il problema è complesso e le preoccupazioni derivano dal rischio che i tumulti mediorientali, le tensioni nel Pacifico tra Usa e Cina e il conflitto russo-ucraino, provochino un escalation militare, coinvolgendo anche tutti gli altri paesi arabi, Iran in primis. E di conseguenza, per proteggere Israele, anche gli Stati Uniti e tutti i Paesi alleati del blocco Occidentale.
Alfredo Nepa
Giovane Imprenditore, Esperto in Scienze Economiche Internazionali