IL DONO FRAGILE DELLA MEMORIA
«Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.»
MARGUERITE YOURCENAR (1903-1987), Le memorie di Adriano
In previsione del mio piccolo intervento, sento la necessità di anticipare, di condividere, di pubblicare qui di seguito, a mo’ di appunti, sinteticamente, come promemoria appunto, cioè per coadiuvare al ricordo la mia memoria, quelli che saranno i nodi che cercherò di illustrare e sciogliere il prossimo 15 giugno a Loreto Aprutino in occasione della “Giornata del Dono”, manifestazione promossa come atto di riconoscenza verso quanti hanno permesso negli anni alla preziosa località Vestina di arricchire il proprio patrimonio culturale e, di conseguenza, memoriale.
1. tatto/digitale
L’essere umano sta oramai perdendo il senso del tatto. Non ci incontriamo più. Non ci tocchiamo più. L’esperienza pandemica da Covid-19 ci ha ulteriormente distanziati. Non tocchiamo più le cose. Tutto ci appare pronto al consumo dietro lo schermo di uno smartphone, che basta toccarla con il polpastrello del dito indice per avere subito quella cosa che ci serve o che ci è superflua, senza neanche concederci il tempo della ricerca del desiderio e del desiderabile.
Insomma, noi esseri umani stiamo per perdere il tatto senza neanche accorgercene, ridotti a governare il tutto da uno schermo di uno smartphone usando appena due dita, pollice e indice. Ma non ci accorgiamo anche che il tutto che vediamo ridotto dentro uno schermo dall’era digitale ha prima, innegabile, una sua propria sostanza che è fisica. Vale a dire che, non toccando più persone animali vegetali e oggetti, stiamo perdendo coscienza delle cose, quindi conoscenza dello spazio e del tempo: non sappiamo più dove siamo, e da dove ci siamo arrivati. Anche il semplice testo, che scorriamo sullo schermo con un dito, il pollice per elezione, riducendoci a scimmie, arriva da qualcosa che esiste e resiste a dispetto dell’era digitale: il libro, ad esempio, è lo strumento più tecnologico che ci sia, ed è indistruttibile. Lo possiamo lasciare cadere dal grattacielo più alto al mondo, ma il testo conservato in quel libro (il libro è uno strumento che conserva come nessun altro la scrittura), dopo la caduta, non cambierà di una virgola. Immaginiamo, invece, la caduta da quello stesso grattacielo di uno smartphone: non ne rimarrebbe nulla. E per tornare a leggere dallo schermo digitale, dovremmo per forza tornare al libro. Toccarlo. Aprirlo. Sfogliarlo. Digitalizzarlo.
2. fragilità memoria/documenti
Molto spesso, ma mai abbastanza, sentiamo dire dell’importanza della memoria. E sentiamo dire di memoria e di Storia. E ci pare di vederla, di figurarcela questa memoria come fosse un corpo solido, storico, incrollabile, infrangibile, quando in realtà la memoria dell’uomo è quanto di più fragile e inaffidabile. Difatti quelle che chiamiamo memoria e Storia non sono affatto custodite nelle nostre fragilissime menti ma nei libri, nei documenti e negli oggetti che l’uomo ha lasciato a testimonianza del suo passaggio. Non è nella mente dell’uomo, scatola fragilissima quindi, che può essere conservata la memoria ma nei documenti che l’hanno registrata.
3. toccare/ricordare
Il tatto dicevo, perché toccare è ricordare. Come il correlativo oggettivo in poesia, dove un oggetto messo per iscritto rievoca una esperienza, che rivive nei sensi, che li impegna tutti se, però, torno a toccare il legno della panchina dove andavo a sedermi con mio padre. Quella panchina è documento. La fotografia di quella panchina è documento. Il racconto scritto di quella panchina è documento – non il suo racconto orale, che cambia di voce in voce.
4. conservare per verificare/per migliorare il dettato
Quindi c’è bisogno di raccogliere e conservare oggi più che mai per non disperdersi, perché rischiamo in ogni istante di sparire in un black -out, di non ritrovarci, improvvisamente smemorati, dimentichi di tutto.
Quindi tutto questo fare operoso serve!; serve per proteggersi dalla disonestà intellettuale, cioè da quell’azione che, attraverso parole false e manipolatorie, tenta di capovolgere il dato di realtà , e ciò accade dentro ogni giorno di questa terminale era digitale.
Conservare per recuperare noi stessi da quello smartphone frantumato; ma anche per verificare il dettato di quello che ci è stato raccontato, e, nel caso, migliorarlo.
Conservare quindi per proteggersi, come atto di sopravvivenza utile e necessario a difendersi da chi tenta di capovolgere il dato di realtà a proposito di quello che siamo e di quello che siamo stati.
Allora, possiamo dire che si studia a partire dall’uso delle mani insomma, che scartano, che selezionano, che scelgono. Quindi si studia a partire dal tatto. La conservazione della memoria ha bisogno di documenti e di mani volenterose di prenderli; mani, ad esempio, proprio come quelle del Maestro Fausto Roncone, generose e instancabili.
MASSIMO RIDOLFI
“Giornata del Dono” a Loreto Aprutino
Domenica 15 giugno 2025, ore 18:00
Teatro Comunale Luigi De Deo – Loreto Aprutino
INTERVENTI
Renato Mariotti - Sindaco di Loreto Aprutino
Massimo Ridolfi - Scrittore
Fausto Roncone - Presidente ACL
Donatella Granchelli - Responsabile Biblioteca G. Panbianco
Stefania Di Primio - Archivista
Associazione Culturale Lauretana – Fante di Cuori